Come trovare “casa” lontano da casa

Questo é un post per tutti quelli che si sono spostati almeno una volta da casa propria. Chi é rimasto nello stesso quartiere, chi ha cambiato città, chi stato o addirittura continente. E molte volte ha sentito quel senso di estraniamento, di nostalgia, di non appartenenza, di star occupando uno spazio senza viverlo davvero.

Allora io mi sono resa conto che ovunque vado, “mi apparecchio”. A volte esagero, sono capace di arredare persino il minuscolo spazio del sedile in economica dei voli intercontinentali. Ma che sia una notte in ostello, o il mio nuovo appartamento a Tijuana, ho una forte necessità di appropriarmi dello spazio, sentirlo mio, spalmare un po’ della mia personalità su mobili e disposizioni di oggetti. E questo, mi fa subito sentire a casa, ovunque mi trovi, qualunque sia la lingua che si parla intorno, le abitudini o il panorama fuori dalla finestra. Mi tiro fuori.

Parlando con varie persone, ho scoperto che in molti hanno qualche difficoltà. Allora succede che tornano ogni fine settimana alla città di origine perché li spaventa l’idea di restare soli (a fare che, io sono qui solo per studiare/lavorare!) in questa casa che non li rispecchia per niente. Oppure che una semi convivenza si trascini nel tempo perché non si é trovato il modo di verbalizzare la necessità di pensare insieme degli spazi da costruire ed abitare. Oppure che si abbia la netta sensazione che nel luogo “di transizione”, ci si stia di passaggio, anche se si tratta di anni. E la propria vita viaggia, assieme ai voli, i biglietti regionali, le borse che si fanno sempre più ingombranti perché bisogna portarsela appresso, la casa.

In questo, ho come la sensazione di essere indietro nel mio personale processo evolutivo. Vorrei tanto diventare una di quelle che alla festa ci va con la borsetta che manco c’entra il cellulare, o di quei viaggiatori con gli zaini minimi e due cambi d’abito sono fin troppi. Io viaggio un sacco, mi sposto, mi muovo, ma non riesco a diventare essenziale. So di aver necessità di avere fin troppo per ritrovarmi, ma…eh, questa é la mia soluzione. Forse meno pratica, ma funziona alla grande.

Quindi, qui di seguito, alcuni consigli pratici per trovare “casa” lontano da casa:

  • portare in questo nuovo spazio alcuni oggetti che parlano di voi. Molto. Cose che a casa vostra, quella d’origine, forse non mettereste in bella vista, sono cose di voi e le conoscete bene, e la sensazione di appartenenza viene da mille piccoli dettagli, mobili, crepe nelle pareti, conoscenza dei piccoli o grandi difetti della casa e dei metodi per risolverli. Qui invece dovete arrivarci, non é ancora vostro e non conoscete scricchiolii e perdite di rubinetti notturni. Quindi una foto dei genitori, per dirne una banale. Un disegno di un nipote. Un souvenir orribile di uno dei primi viaggi. Un foulard che usavate come copricostume e che adesso diventa un copridivano. Ecco, i tessuti familiari sono facili da trasportare e l’occhio li riconosce subito. Io ho un telo del Kenya che ha dieci anni, e me lo porto dietro ovunque vada. E diventa un sacco di cose.
  • il bagno: disponete le cose come vi piacciono. Occupate gli spazi senza pensare che potreste dover togliere tutto presto. Se siete in condivisione, scegliete angoli in particolare, o mischiate, come vi viene meglio, ma abbiate un punto in cui sapete che “ci siete”. In cui potete riscontrate familiarità. Molti tengono tutto nella propria camera, magari il bagno é piccolo e non lo consente. Non importa. Un asciugamanetto. Una stupidaggine che vi ricordi che anche lí é casa vostra.
  • Ecco, cosí per tutti gli spazi. Metteteci qualcosa che vi faccia riconoscere. Chiedete di far spazio se state iniziando una convivenza, non ve lo negheranno, a patto che sappiate entrare in punta di piedi, senza invadere… che magari, dall’altra parte, ci hanno messo un sacco a costruirsi il proprio spazio… rispettiamolo!
  • Quando viaggiate, portate almeno un capo – di abbigliamento, pigiama, quello che volete, al quale tenete particolarmente. Mia madre sarebbe molto contraria a questo consiglio. E se te lo perdi? E se ti rubano la valigia? Eh, in quel caso é l’occasione per imparare a non legarsi troppo a oggetti materiali. In caso. Sennò, alla mia maglietta preferita le ho fatto fare un bel viaggio!
  • Nel bagaglio a mano, fondamentale, le cose che non affidereste mai a quei tizi che sbatacchiano i nostri averi negli aeroporti. Ovviamente non perché si rompono, e vabbé, quello é ovvio. Perché non potete accettare l’idea di perderle.
  • Quando poi si vive un tempo sufficiente in questo nuovo spazio – e qui é variabile, ognuno i suoi processi – ci si rende conto che si può vivere perfettamente senza certe cose che pensavamo essenziali. Certo, a me nella casa nuova non é che mi farebbe schifo un aspirapolvere, o avere il riscaldamento. Ma si può stare. Mentre non mi rassegnerò MAI all’usare l’asciugatrice. E non avete idea della gioia infinita quando ho trovato uno stendino per i panni, che molti dei miei amici e colleghi messicani, non avevano mai visto in vita loro. Avere i panni stesi ad asciugare come facevo nel mio paese, fa subito casa. Scomodo, persino antiestetico. Ma é casa mia.
  • In questo senso, la riproduzione delle pratiche culturali, non può che passare attraverso oggetti. Cosa ti definisce per quello che sei? La conserva di mamma? La pasta fatta in casa? Certa musica quando fai le pulizie? Un tipo di luce sul comodino del letto? Mettere il pigiama sotto al cuscino? Avere un posto fisso dove mettere le chiavi di casa quando rientrate? Un paio di bottiglie di vino e un bel calice dove berlo, anche in solitudine? Trovate quelle dieci cose che fate nella vostra routine. Pensate a come vi piace afferrare l’asciugamano quando uscite dalla doccia. La prima cosa che fate al mattino quando vi svegliate. L’oscurità e la luce, i rumori nuovi ai quali dovrete abituarvi. Arrivateci, in questo posto nuovo, e fondetevi con lui. Incontratevi. Date agli spazi la possibilità di parlare, e col tempo, di parlare di voi. E ascoltateli. Adattatevi come acqua nei contenitori, siate flessibili come canne al vento, ma costruitevi un nord, e una bussola per trovarlo sempre.

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